Texts
Argentique n° 1
I cicli Sub-Acqua e Soffio Vitale nascono dalla necessità di voler suscitare straniamento nello spettatore attraverso l’utilizzo sia del mezzo fotografico come documento di un frammento di realtà, sia la materia pittorica con la quale la realtà stessa è riprodotta. Per questo motivo Elena dice: << La sensazione che mi piacerebbe suscitare nell’osservatore è il dubbio di avere davanti presenze realmente esistenti, ma nonostante questo frutto di un’elaborazione immaginifica>>.
Argentique n 1, photography magazine, 2015
Argentique n 1, photography magazine, 2015
Progetto Qui.Già.Oltre
Torciera di villa Arese Licini , 7-28 febbraio 2010
Elena Carozzi un’artista vulcanica, dall’immaginazione libera, in grado di sperimentare con tecniche diverse senza perdersi, restando fedele alla propria visione. Le ultime incursioni della Carozzi nel teatro - quello Butoh, peraltro, una forma teatrale giapponese in bilico tra arte danza e performance – costituiscono una prova evidente della sua poliedricità, soprattutto se confrontate con le origini della sua ricerca: una serie di opere su tela, magistralmente realizzate, dallo stile personale e grintoso. Al teatro Elena è arrivata passando dalla pittura alla fotografia sperimentale e
all’istallazione, esperienze che le hanno dato una buona conoscenza dei mezzi tecnici e le hanno fornito notevoli fonti di ispirazione visiva, fattori che oggi contribuiscono alla riuscita delle sue scenografie e dei suoi costumi per il palcoscenico. La vera dote di Elena, a mio parere, è la capacità di sorprendere, i suoi lavori sono sempre all’altezza della situazione: centrano il bersaglio lasciando un segno nella memoria, come nel caso della recente collaborazione con la compagnia Oloart per le scene e i costumi dello spettacolo teatrale in omaggio a Tadeusz Kantor e Marcel Duchamp.
Simona Bartolena
Elena Carozzi un’artista vulcanica, dall’immaginazione libera, in grado di sperimentare con tecniche diverse senza perdersi, restando fedele alla propria visione. Le ultime incursioni della Carozzi nel teatro - quello Butoh, peraltro, una forma teatrale giapponese in bilico tra arte danza e performance – costituiscono una prova evidente della sua poliedricità, soprattutto se confrontate con le origini della sua ricerca: una serie di opere su tela, magistralmente realizzate, dallo stile personale e grintoso. Al teatro Elena è arrivata passando dalla pittura alla fotografia sperimentale e
all’istallazione, esperienze che le hanno dato una buona conoscenza dei mezzi tecnici e le hanno fornito notevoli fonti di ispirazione visiva, fattori che oggi contribuiscono alla riuscita delle sue scenografie e dei suoi costumi per il palcoscenico. La vera dote di Elena, a mio parere, è la capacità di sorprendere, i suoi lavori sono sempre all’altezza della situazione: centrano il bersaglio lasciando un segno nella memoria, come nel caso della recente collaborazione con la compagnia Oloart per le scene e i costumi dello spettacolo teatrale in omaggio a Tadeusz Kantor e Marcel Duchamp.
Simona Bartolena
Biennale Internazionale di Fotografia
Brescia 2006
Sub-acqua
"Piscina" da Elena Carozzi: sequenza costruita sull'antitesi esibita tra attualità e storia, tra modernità (contemporaneità, si dovrebbe meglio dire) dell'immagine, nel suo essere, nella sua struttura linguistica e la volontà di recupero, nelle forme espressive, della tradizione lantana con l' uso della tela come sostrato di una modificazione formale che rende più morbido il colore, una sana di tattilità pastello che rinvia alle seppiature di oltre un secolo fa. Pare questa la modalità di Carozzi di essere ad un tempo attuale e inattuale (ma può I' arte oggi non essere inattuale?); una ricerca composta e stravolta, ordinata e modificata, per cui il nudo femminile, che rimane tema segreto nella sua immersione in acqua, muta di registro e di respiri, in direzione di un oltre che ha il sapore dell'epifania: come se con Elena ritrovassimo la gioia dell'essere, l' acqua vitale e simbolica e ad un tempo ci sentissimo immersi in una quotidianità che sembra per un istante dimenticare la normalità un po' grigia in cui siamo tutti immersi.
Giorgio Corradini
Sub-acqua
"Piscina" da Elena Carozzi: sequenza costruita sull'antitesi esibita tra attualità e storia, tra modernità (contemporaneità, si dovrebbe meglio dire) dell'immagine, nel suo essere, nella sua struttura linguistica e la volontà di recupero, nelle forme espressive, della tradizione lantana con l' uso della tela come sostrato di una modificazione formale che rende più morbido il colore, una sana di tattilità pastello che rinvia alle seppiature di oltre un secolo fa. Pare questa la modalità di Carozzi di essere ad un tempo attuale e inattuale (ma può I' arte oggi non essere inattuale?); una ricerca composta e stravolta, ordinata e modificata, per cui il nudo femminile, che rimane tema segreto nella sua immersione in acqua, muta di registro e di respiri, in direzione di un oltre che ha il sapore dell'epifania: come se con Elena ritrovassimo la gioia dell'essere, l' acqua vitale e simbolica e ad un tempo ci sentissimo immersi in una quotidianità che sembra per un istante dimenticare la normalità un po' grigia in cui siamo tutti immersi.
Giorgio Corradini